Vespa e Ciao, storia di un’amicizia
Nel lontano 1978 e per altri anni più tardi, i ragazzi e le ragazze avevano l’abitudine di fermarsi in un bar della piazza del paese, il Bar Italia, e di sedersi a chiacchierare sui gradoni di marmo guardando il passaggio della gente fra una risata un ghiacciolo e una coca-cola. In quel periodo erano molto di moda tra i giovani due motorini: la Vespa e il Ciao.
La Vespa era femmina e veniva guidata maggiormente dai ragazzi, il Ciao era maschio e veniva guidato di più dalle ragazze. Entrambi si potevano trovare in svariati colori blu, bianco, rosso, nero, azzurro e addirittura rosa pesca. A tutti piacevano, e tutti avrebbero voluto averli ma costavano davvero tanto e, nei lontani anni 1978/1980 erano pochi i genitori che avevano i soldi per fare ai figli un regalo come il Ciao e La Vespa. Così tanti, anzi tantissimi di loro, finita la scuola si cercavano un lavoro per racimolare i soldini e comprare il tanto desiderato motorino. Chi andava nei campi a raccogliere pomodori, angurie, meloni, chi andava ad imbustare i giornalini, come quelli che si comprano in edicola, chi andava ad asfaltare le strade. Tutti lavori pesantissimi e faticosi ma necessari se si voleva il motorino. La sera, stanchi morti, uscivano ugualmente, si sedevano sul gradone del Bar Italia, tutti insieme mangiando un gelato o una granita. I più fortunati, quelli che col loro lavoro si erano comprati la Vespa o il Ciao l’anno prima, arrivavano coi loro motorini, tutti gasati e li parcheggiavano proprio davanti al Bar Italia in modo che potessero essere ammirati da tutti.
Una sera, Max e la Manu, un ragazzo e una ragazza del gruppo – perché a quel tempo le compagnie di amici erano molto numerose e ci si divertiva tutti insieme – arrivarono in piazza, lui parcheggiò la sua Vespa color turchese e lei il suo Ciao color rosa pesca. I due motorini erano molto felici di essere vicini, perché erano amici e avrebbero tanto desiderato andare insieme a fare giri e gite, ma questo non era possibile perché i rispettivi padroni non si sopportavano. Non c’era una ragione precisa, era la classica lotta maschio/femmina quando un po’ ti piaci ma non lo vuoi ammettere. I due motorini allora decisero di intervenire. Quella sera aprirono le valvole dei loro serbatoi che contenevano la benzina e la fecero scendere tutta nel tombino posto proprio sotto di loro. A mezzanotte, perché a quei tempi non si poteva andare a casa più tardi di mezzanotte, i rispettivi padroni fecero per accendere i loro motorini ma questi non partivano, non si accendevano. Inizialmente si diedero la colpa a vicenda:
“Tu hai manomesso la mia Vespa!!!!” disse Max
“Noooooo sei stato tuuuuuu ???? rispose la Manu.
Andarono avanti così qualche minuto mai poi abbandonarono la rabbia e furono costretti a spingerli con fatica fino a un distributore. Duranti il tragitto i due iniziarono a chiacchierare, ad aiutarsi a vicenda e presto si accorsero entrambi di provare simpatia reciproca; capirono di essere stati davvero stupidi ad avere perso tempo in litigi inutili e Vespa e Ciao erano felicissimi. Fatta la benzina poterono accendere i loro motorini e tornare a casa ma prima si diedero appuntamento per il giorno dopo. Da quel giorno andarono spesso a spasso insieme, per la gioia immensa di Vespa e Ciao, e qualche volta fecero anche i monelli e si allontanarono da casa un po’ troppo arrivando fino al lago!!!!!!! Se lo avessero saputo i loro genitori di certo li avrebbero messi in punizione.
La cosa bella di questa storia è che quel Ciao e quella Vespa esistono ancora e la Manu e Max sono ancora amici.
Giovanna Anversa