Tenet: la recensione di Giovanni Gardani
Di: Christopher Nolan
Con: John David Washington, Robert Pattinson, Elizabeth Debicki, Kenneth Branagh.
Genere: Sci-Fi (150’).
Commento: Più Nolan di così si muore. Un Nolan al quadrato, e chi vedrà il film (qui non si fanno spoiler) capirà bene perché. Di certo un Nolan ancora più ambizioso che però commette un errore: cercare una singolare auto-esaltazione, per ottenere la quale è costretto a incaponirsi in giravolte spesso inutili o evitabili, che complicano all’inverosimile una trama non così difficile in partenza, rendendo la narrazione tortuosa. Gli “spiegoni” ci sono ma non bastano, questa volta, e chiunque abbia capito tutto “Tenet” – ammesso che il regista inglese al suo 11esimo film lo voglia davvero – alla prima visione, beh, è pronto per scrivere una sceneggiatura simile. L’idea è tanta, tantissima roba, diciamolo subito: originale come solo Nolan sa essere, attingendo di qua e di là e in questo caso auto-citandosi (la scena iniziale vi ricorda qualcosa? Un indizio: Gotham City, anno 2008), ma costruendo un castello di incastri, sotto trame e, mai come in questa pellicola, giochi temporali, indubbiamente solido almeno nelle fondamenta. Poi, man mano che si sale (e che il film si dipana) ecco che, accanto a un montaggio e a una colonna sonora perfettamente calati nel ruolo del racconto, tanti (troppi?) fronzoli si affacciano e intaccano una struttura logica e questo fa sfilacciare il racconto, rendendolo ridondante e sfiancante. Chi scrive ha amato tutta la filmografia di “Nolan”: qui però il regista ha esagerato. C’è chi dice che lo ha fatto perché non vuole più essere commerciale e dunque ha spinto di più sull’autorialità anche a costo di non essere capito. Sia come sia, “Tenet” è un grande (per quanto bellissimo, anche a livello di resa tecnica) casino. Da cervellone a cervellotico è un attimo: e se in “Inception” e “Interstellar” soprattutto (i film che più somigliano a “Tenet” nel modo in cui il regista gioca con la matassa temporale) Nolan era rimasto su quel sottile filo che indica la strada all’equilibrista senza cadere, qui rischia di avere bisogno della rete di protezione. E di certo dovrebbe fornirne una allo spettatore. A patto che non si prenda per buona la frase che la dottoressa dice al Protagonista (questo il nome del personaggio principale) più o meno dopo mezz’ora di film: “Non cercare di capire, sentilo”. E allora “Tenet” va forse sentito, ma pure qui l’ora finale è un concentrato di nozioni, incastri e rimandi che, creando quella che in inglese si chiama “information overload” (sovraccarico di informazioni), rischia di mandare in tilt anche il cervello più nolaniano (e per questo allenato a piroette impossibili). Il voto che troverete in calce è comunque alto: in primis per il coraggio, in secondo luogo perché l’ambizione, per quanto un po’ troppo “individualista” in questo caso (della serie: basta che il film lo capisca io), va comunque premiata. E’ difficile infatti trovare una scrittura originale come quella di Nolan nel cinema appiattito di oggi, almeno se si parla di conclamati blockbuster e non di film di nicchia, che in genere (e non è detto sia un bene) vedono in tre gatti. Nolan obbliga da sempre a pensare, a non rilassarsi e forse a imparare, ad aprire la mente. Ma farlo giocando ad un eccessivo rialzo può essere pericoloso: come il bambino che vuole apprendere l’inglese ma viene messo in una classe che è troppo più avanti rispetto a lui e lo lascerà inevitabilmente indietro, senza grandi margini di recupero. L’esercizio ginnico di Nolan stavolta è esagerato nelle premesse: anziché tentare il volo semplice, partendo da un’ottima base, il regista cerca il triplo carpiato e scivola. Non viene compromesso nulla, se non la tenuta di un film che decisamente non sarà ricordato come il suo più riuscito. Pur rimanendo una buona pellicola. Perché più Nolan di così si muore…
Da non perdere: Per motivi che qui non possiamo svelare, il finale. In aggiunta montaggio, colonna sonora e Robert Pattinson, che si conferma un attore ormai fatto e finito, pronto per il prossimo Batman.
VOTO: 7 – ESAGERATO
Giovanni Gardani