Reinhold Messner, il gigante
Il fortissimo Walter Bonatti, nel 1978, disse di lui che era “l’ultima speranza del grande alpinismo tradizionale” e scorrendo la biografia di Reinhold Messner, davvero è possibile comprendere il significato di quelle parole. Impossibile condensare in poche righe la vita di questo straordinario uomo della montagna (prima ancora che Alpinista con la A maiuscola).
Messner, altoatesino nato a Bressanone, si affermò in un’epoca in cui stava prendendo piede la cosiddetta progressione artificiale, nella quale le salite sono “aiutate” da ausili tecnici come staffe, daisy chain, longe, nut, e bloccaggi con la corda cui l’alpinista ricorre per superare i punti più difficoltosi. Reinhold predicava l’arrampicata libera e fu il primo a superare nel 1968 il famigerato ottavo grado (corrispondente circa al 7a della scala francese). Fu protagonista, nel bene e nel male di numerosissime imprese sulle Alpi ed in tutto il mondo. Ad esempio fu il primo uomo al mondo che collezionò, in stile alpino, la conquista delle quattordici cime sopra gli ottomila metri del pianeta. Su tutte ricordiamo la prima salita dell’Everest nel 1978 senza l’utilizzo delle bombole di ossigeno e due anni dopo la prima salita, della medesima vetta, in solitaria. Messner iniziò ad approcciarsi al mondo verticale alla tenerissima età di cinque anni quando, insieme al padre, salì il Sass Rigais (3.025 mt) sulle Dolomiti del gruppo delle Odle.
In gioventù frequentò le cime della Val di Funes e, dopo gli studi all’Università di Padova, proseguì con successo l’esplorazione dell’ambiente dolomitico ed alpino. Parlavamo di stile alpino: Reinhold fu ispirato in prima battuta dalla vita e dall’attività di Hermann Buhl, di cui abbiamo già parlato qualche mese fa su queste stesse pagine e che viene considerato l’autentico pioniere di questo stile. Il suo approccio non invasivo all’ambiente ed alle montagne portò Messner a ripudiare letteralmente gli artifici umani e a salire le vette senza alcun ausilio. Fu d’esempio per moltissimi alpinisti fra cui, primo su tutti, il fratello Gunther che fu suo compagno di avventure fino alla morte, avvenuta nella zona del terribile Sperone Mummery alle pendici del Nanga Parbat, dove lo scorso anno trovò una triste fine anche il nostro Daniele Nardi.
Il suo “manifesto” programmatico trovò eco nell’articolo “L’assassinio dell’impossibile” che scrisse nel 1968 per la rivista del Club Alpino Italiano. Aprì numerose vie: sulle pareti dell’Ortles (3.905 mt), sul Civetta (3.220 mt), sulle Pale di San Martino con le aperture su Cima Madonna (2.752 mt) e Monte Agner (2.872 mt) oltre alla famosa conquista, fino a quel momento considerata irrealizzabile, del Pilastro di Mezzo del Sass dla Crusc (Sasso della Croce nelle Dolomiti orientali di Badia). Tra gli anni settanta e fine anni ottanta, percorse in lungo ed in largo l’Himalaya, salendo tutte le cime più alte e più di una volta, non senza disavventure o incidenti, superati grazie ad una forza di volontà sovrumana e narrati nei numerosi libri di cui Messner è autore. Per dare qualche numero, si contano circa un centinaio di spedizioni cui prese parte ed oltre tremilacinquecento ascensioni documentate.
Come fece Bonatti, anche Reinhold si dedicò all’esplorazione e, a partire dagli anni novanta, partecipò a numerose spedizioni extraeuropee. Una su tutte, vale la pena ricordare: insieme ad Arved Fuchs (un noto esploratore tedesco) fu il primo uomo ad attraversare l’Antartide a piedi, raggiungendo il Polo Sud senza supporti esterni, mezzi motorizzati o slitte trainate da animali. Utilizzarono solo gli sci e l’aiuto del vento con la tecnica del parasailing. Fra le varie imprese possiamo citare anche l’attraversata a piedi, effettuata a quasi sessant’anni, del deserto del Gobi nel 2004. Conclusa l’attività alpinistica ed esplorativa, l’inossidabile Reinhold trovò altre strade per continuare ad occuparsi della montagna e lo fece in politica, candidandosi e venendo eletto al Parlamento Europeo nelle fila del partito dei Verdi.
Successivamente all’esperienza politica, giudicata non proprio esaltante dallo stesso Messner, la sua attenzione fu dedicata principalmente alla scrittura, alle conferenze ed al progetto di apertura di musei di montagna dove poter proporre a tutti i temi ambientali a lui cari. La passione per questo progetto fu talmente importante per lui, che il primo vero museo della montagna lo allestì proprio a casa sua, a Castel Juval che si trova in Val Venosta all’imbocco della Val Senales e che dal 1983 è la sua residenza estiva. Si tratta di un maniero medievale risalente al milleduecento e che è stato risanato e, appunto, parzialmente adibito a museo. Vi sono esposte opere di arte tibetana ed una collezione di maschere provenienti da tutto il mondo.
Attorno al castello inoltre si trova un interessante percorso botanico, accessibile solamente a piedi, in cui è possibile osservare anche alcune specie di ovini provenienti dalle zone del Nepal. Qualche anno fa, mentre ci trovavamo alla fiera dello Sport di Bolzano con gli amici dello Sci Club Nevefresca, avendo un po’ di tempo libero, ci recammo in visita al Castello. Incontrammo Reinhold Messner durante la visita e scambiammo con lui quattro chiacchiere seduti comodamente su una panchina all’interno del giardino del maniero.
Fu un ottimo incontro dal quale ricavammo la sensazione di essere al cospetto di un vero gigante: un essere quasi mitico alla nostra percezione, un po’ burbero all’apparenza, ma molto affabile e cortese, ad ennesima dimostrazione del fatto che non esistono supereroi ma soltanto normali esseri umani che semplicemente si pongono degli obiettivi e lottano per perseguirli, obiettivi che non necessariamente devono per forza essere la scalata del K2 ma anche solamente le normali sfide che ci attendono nel quotidiano.
L’esperienza di Messner, alpinista prima, esploratore poi, uomo politico prima, scrittore e conferenziere poi, ci insegna a comprendere quali sono queste sfide quotidiane, quando è il momento giusto per affrontarle e qual è il modo migliore per superarle. Nel nostro piccolo ciascuno di noi si trova di fronte a dei muri più o meno semplici da oltrepassare: la vita e le imprese degli uomini della montagna come Reinhold Messner, ci aiutano a trovare lo spirito giusto per scalarli e proseguire sempre il cammino.
Marco Vallari