Mirko Savi, il viandante dalla parte del fiume
… guarda lontano Mirko Savi. E lo fa con l’umiltà di chi si sente sempre al primo passo, di chi sente di non essere nulla di speciale. Ha appena portato a termine la camminata fluviale lungo il Chiese e il lago d’Idro, 160 chilometri insieme ad un gruppo di amici, Filippo Compagnoni, Nicola Rubes, Paolo Bettati, Carlo Neviani, Simone Bettoni. Non lo ha fatto per sport, non lo ha fatto per testare le sue capacità fisiche: lo ha fatto con l’intento di incontrare gente come lui attenta e preoccupata per come viene trattato il suo fiume, il fiume di tanta gente…
… potrebbe esserne felice, potrebbe fermarsi e dire “io, un piccolo pezzo di strada l’ho fatto”. E invece no. C’è qualcosa che gli arde dentro, che lo induce a non fermarsi mai. E’ l’amore per la sua terra, l’amore per il fiume. E’ l’amore per la natura per la quale ha deciso di battersi costantemente. A volte solo, come quando con gli angeli del Chiese decide che è giunto il tempo di ripulirne un pezzo, ed altre insieme a chi come lui crede che un mondo diverso, più pulito e più rispettoso sia possibile. Un tempo li chiamavano sognatori, o utopisti. Sono guerrieri che a mani nude decidono di battersi contro i Titani. La battaglia è difficile, ma ci si arrende solo alla fine…
… il Chiese subisce la sorte di tanti corsi d’acqua italiani: in parte ‘privatizzati’ per le esigenze delle industrie, avvelenati dalla chimica dei campi, prosciugati dall’utilizzo intensivo dell’agricoltura e – forse in futuro, è il destino disegnato per il fiume che sbocca in Oglio – utilizzato come ‘valvola di scarico’ del lago di Garda. Presenta tratti bellissimi (da amanti di fiume e di golena non facciamo fatica a credere al racconto di Mirko Savi) insieme ad altri in cui la mano dell’uomo ha inciso pesantemente. Ferite profonde ma tanto spesso a noi non frega niente neppure dell’ambiente in cui ci è dato vivere…
… quella di Mirko è una filosofia di vita. Un Ulisse alla ricerca, costante e continua, della sua Itaca, perennemente in viaggio anche quando è fermo, perennemente con la sensazione di essere appena partito, di aver fatto poco o nulla rispetto a quello che si potrebbe fare…
… Io personalmente non mi sento così diverso – ci dice quando ci complimentiamo con lui per la Camminata fluviale portata a termine – così speciale. Perché per me purtroppo è normale fare certi pensieri, e dico purtroppo perché ciò che per me è normale non è la normalità per una buona fetta della società. E’ per questo che molte volte mi trovo a fare certe azioni anche da solo. Buona parte della società non riesce ad andare oltre alle cose e questo mi lascia sempre un po’ di amaro in bocca. Per me è normale ragionare sulla tutela del fiume, è per quello che non mi sento speciale. Io sorrido sempre quando ottengo qualche risultato completo, mai prima perché prima si deve fare un bel lavoro. Anche al termine di questa testimonianza mi chiedevano se ero contento. Sì sono contento di aver finito il cammino però fondamentalmente sarò contento quando il fiume sarà tutelato. E’ quella la fine del lavoro. Guardo sempre a progetti più grandi perché è lì che bisogna puntare per cambiare le cose. Purtroppo non possiamo fermarci perché i nemici non si fermano. Bisogna lavorare per cambiare le cose, e farlo con costanza. L’una tantum serve a poco, bisogna esserci sempre…
… bisogna esserci. E lui c’è. E in questo viaggio da Acquanegra sul Chiese sino al rifugio Val di Fumo, a poche ore di strada da dove il Chiese prende vita, ha capito che proprio solo non è. Che qualcuno c’è al suo fianco. Che ci sono storie, volti, genti di fiume e qualche volta pure amministratori che una piccola battaglia sono disposti a combatterla. Non avranno la sua forza e il suo martellante impeto ma ogni piccola parte contribuisce a creare un tutto. Ogni piccolo passo è un passo in più…
… no, non chiamatelo eroe. Viandante, testimone, amante del fiume, pasionario. Chiamatelo solo Mirko. Quello che difende il Chiese e col Chiese quello che porta avanti ogni giorno un messaggio di tutela, unità, e coraggio. Chiamatelo Mirko e lui vi risponderà, come sempre con un sorriso se capisce che siete dalla parte del fiume, e della sua gente…
Nazzareno Condina