MARCO BOTTENGHI E IL BIKEPACKING…CON LE CANARIE NEL CUORE
Classe 1988, Marco vive a Viadana ma la sua anima è sulla bicicletta che lo porta a visitare il Mondo con uno sguardo diverso, quello del cicloturista. Un tipo di viaggio duro, faticoso ma che ripaga chi lo fa con emozioni e umanità.
Partiamo dalla tua ultima impresa. Qual è stato il percorso che hai sostenuto e in quanti giorni? Soprattutto, che emozioni ti ha lasciato?
Tutto è iniziato quando mi sono iscritto all’evento chiamato Seven Serpents Illyrian Loop, programmato a settembre in Albania, un evento ciclistico “unsupported” o “ultra”: si tratta di percorsi lunghi, in questo caso 550km, per la maggior parte in zone montuose impervie su sentieri sterrati da percorrere in completa autonomia con un limite di tempo massimo, in questo caso 4 giorni. Così ho pensato: “perché non andare e tornare dall’Albania direttamente in bici!?” Detto fatto, ho preparato bici e occorrente per il viaggio, sono andato in treno a Bologna e da lì ho pedalato fino ad Ancona dove ho preso il traghetto per Durazzo. Arrivato in Albania ho partecipato alla gara chiudendo in quinta posizione, risultato totalmente inaspettato del quale sono molto orgoglioso. Un paio di giorni di riposo e sono ripartito attraversando Montenegro, Bosnia, Croazia, Slovenia fino a fare rientro in Italia dopo circa 2000 km e un mese di viaggio. Lungo il tragitto, preparato prima di partire, ho cercato di rimanere su strade sterrate e secondarie per evitare il traffico e per godermi i paesaggi migliori. Ho pedalato nell’entroterra in zone montuose prendendo ogni tanto qualche giorno di sosta, come per visitare Sarajevo o il mare della Croazia e qualche volta per maltempo. Le emozioni sono tante, difficile descriverle tutte, e cambiano molto rapidamente a seconda degli eventi. C’è sempre una base di ansia o paura che mi accompagna, sei in un altro paese da solo e non sai bene quello che ti aspetta, ma considero questa una sorta di autodifesa che mi aiuta a non prendere decisioni affrettate e a ragionare valutando le scelte. Poi c’è la sensazione di libertà e lo stupore di vedere posti nuovi, paesaggi unici, vivere momenti speciali come una lunga discesa dai monti col tramonto, il mare e le isole sullo sfondo. Mi sono trovato in posti talmente belli che ho cercato di riempirmi gli occhi il più possibile di quella meraviglia, 100 video o foto non avrebbero reso metà di quello che stavo vedendo. C’è anche la soddisfazione impareggiabile di guadagnarsi ogni metro, ogni salita, gestire l’organizzazione del viaggio e risolvere i problemi con le proprie forze.
Ora proviamo a capire un po’ di più la tua tipologia di viaggi. Spiegaci un po’ da cosa nasce la tua passione e da quanto la pratichi?
La passione per la bici è recente, ho iniziato nel 2020 a pedalare con costanza. Mi ha preso molto perché, oltre al fattore sportivo, c’è questo piacevole effetto collaterale dell’essere anche un mezzo di trasporto permettendoti di raggiungere mete godendoti il viaggio, non solo nel tempo libero, ma anche negli spostamenti. Esci un po’ dalla frenesia in cui siamo immersi. La passione per i viaggi invece c’è da sempre, più che raggiungere una destinazione mi esalta proprio l’idea di partire e di rompere la routine casa – lavoro.
Uniamo le due cose e il risultato è il bikepacking o il cicloturismo. Nella bicicletta ho trovato una chiave per realizzare cose che prima sognavo e basta. Mi hanno sempre affascinato le storie di chi parte per lunghi viaggi on the road ma non ho mai trovato spinta e coraggio per fare esperienze di quel tipo, finché non ho scoperto questo mondo. Così due anni fa ho cominciato le prime esperienze in Italia, prima solo di pochi giorni per ampliare poi i miei orizzonti e fare viaggi più lunghi. Parallelamente c’è la passione per questi eventi unsupported/ultra cycling, che si possono trovare in tutto il Mondo. Qui esce la mia parte competitiva che ha bisogno di essere appagata mettendomi costantemente alla prova. E’ una questione di soddisfazione personale, di disputa con se stessi più che con gli altri. Qui si respira un’aria di condivisione tra i partecipanti. Non si tratta di vere e proprie gare, ognuno decide liberamente con che spirito affrontarle… è un’atmosfera unica. Ho conosciuto molte persone in queste manifestazioni e con alcune sono tuttora in contatto. Il minimo comune denominatore, chiave di tutto questo, è la bicicletta.
Che paesi hai visitato? Quali sono quelli che più ti sono rimasti nel cuore?
Sono stato alle Canarie per 3 settimane attraversando 5 isole. È stato il mio primo “grande” viaggio. Poi i Balcani: Albania, Montenegro, Bosnia, Croazia e Slovenia. Ovviamente ho girato un po’ in Italia, dove tutto è iniziato… Abruzzo, Umbria, Toscana, le nostre zone quindi Emilia Romagna e Lombardia e gran parte del nord-est. È molto difficile scegliere o fare una classifica perché ogni posto ha la sua identità che lo rende unico e in ogni posto ho ricordi altrettanto unici. Le Canarie hanno un posto speciale nel mio cuore per tanti motivi, è stata la prima esperienza di bikepacking da solo fuori dall’Italia e, come si dice, la prima volta non si scorda mai! Come paesaggi e clima sono un piccolo paradiso terrestre, tutte le isole sono spettacolari e diverse tra loro. A Tenerife c’è il parco del Teide e tutta l’area boschiva centrale che è fantastica. Gran Canaria ha panorami incredibili sulle alture centrali e un piccolo deserto di dune sull’oceano. Fuerteventura è alienante, chilometri di spiagge deserte e incontaminate e sentieri tra montagne aride, sembra un altro pianeta. A Lanzarote c’è il parco dei vulcani di Timanfaya con i suoi colori surreali, insomma le Canarie sono un po’ il mio posto del cuore.
Anche i paesi balcanici sono bellissimi. La Bosnia mi ha colpito molto, in particolare Sarajevo, città multiculturale in cui si respira un’aria vivace ma allo stesso tempo si vedono le testimonianze della guerra negli anni ’90. Le Alpi albanesi e i monti Velebit in Croazia sono posti con panorami che lasciano senza parole, la lista potrebbe essere infinita.
Ci vuole tanto cuore per affrontare viaggi simili, ma spesso, il cuore grande lo si trova anche nelle persone che si incontrano. Parlaci della parte umana dell’impresa.
Viaggiare in bici è sicuramente un incentivo per entrare a contatto con le persone. Vedere qualcuno su una bicicletta carico di borse incuriosisce e spesso suscita ammirazione, si tende ad empatizzare con chi si sta guadagnando i chilometri con la fatica.
Nei Balcani, specialmente in Albania, ho percepito una grande curiosità ed ospitalità:passando per i villaggi sperduti in montagna i bambini mi rincorrevano ridendo, la gente che incrociavo lungo la strada mi salutava, mi incitava e mi offriva acqua o cibo. Quando facevo sosta in un bar c’era quasi sempre qualche curioso che mi faceva domande sul viaggio e mi dava consigli. La cosa buffa è che spesso non si parla la stessa lingua quindi si crea un dialogo assurdo dove ci si capisce a gesti, mettendo insieme frasi sconnesse in lingue diverse. Mi ricordo che alla dogana tra Montenegro e Bosnia c’era una lunga coda di macchine e pioveva parecchio, vedendomi arrivare in bicicletta mi hanno fatto passare e l’agente di dogana, oltre a essere stato gentilissimo, mi ha salutato col sorriso dicendomi “good luck my friend”. Sono tanti piccoli gesti che ti fanno capire che siamo spesso diffidenti e pieni di pregiudizi quando in realtà la maggior parte delle persone sono ben felici di accoglierti e aiutarti. Specialmente nelle zone più povere ho trovato l’ospitalità più sincera. Ho incontrato anche molti cicloviaggiatori da tutto il mondo e con alcuni ho condiviso parte dell’esperienza di viaggio: pedalare insieme, condividere un pranzo o una cena, accamparsi in tenda per la notte. Sono anche stato ospitato gratuitamente utilizzando un sito dedicato ai cicloviaggiatori.
Però conosciamo un po’ di più anche di Marco giù dalla sella. Altre passioni, gusti musicali, sogni nel cassetto…
Sono sempre stato attratto dalle realtà di nicchia, sia nei gusti musicali che negli sport. Lo skateboard è una mia passione da quando avevo 15 anni, ultimamente rimpiazzata dalla bicicletta. La musica che mi accompagna varia parecchio, molto genericamente preferisco ascoltare rock e punk in diverse declinazioni oltre ad un po’ di cantautorato. Ho suonato la batteria per qualche anno, preferisco i concerti alle discoteche e ho avuto un paio di band in passato… insomma la musica rappresenta una parte fondamentale di me. Il sogno nel cassetto… non ne ho uno vero e proprio, piuttosto mi auguro di trovare un equilibrio nel tempo, tra viaggio, lavoro e vita privata, sperando che le cose s’incastrino sempre meglio in modo da permettermi sia di vivere la quotidianità che di respirare quell’aria di avventura che ha sempre fatto parte di me.
Prossimi progetti?
Il prossimo anno vorrei mettermi alla prova alzando l’asticella partecipando a più eventi di ultracycling, perciò cercherò di allenarmi di più in vista delle prossime sfide.
Sicuramente ci saranno altri viaggi ma ci penserò più avanti, verso autunno/inverno quando il lavoro me lo permette. Mi piace tenermi aperto alle possibilità e farmi ispirare in base a come mi sento così da assecondare le mie necessità.