GRAZIANO SASSARINI, IL DOTTORE DEI GRANDI EVENTI SPORTIVI
Per tutti è “il Dottore”, il punto di riferimento degli sportivi per qualsiasi guaio o problema sanitario, medico e talvolta anche psicologico. Graziano Sassarini, appunto “il Dottore”, ci accoglie nella sua casa di Motta Baluffi per raccontarci 26 anni da medico sociale delle due principali realtà sportive del Viadanese e del Casalasco – Rugby Viadana e VBC Casalmaggiore – oltre che di decine di altre Società e di eventi sempre legati allo sport.
“Ho cominciato nel 1998 come medico delle giovanili del Viadana Rugby – ricorda Sassarini – e nel 2001 sono passato alla prima Squadra vincendo subito lo Scudetto; infatti da allora mi porto appresso il titolo di portafortuna, poi confermato anche nel 2015 quando ho cominciato a seguire l’allora Pomì Casalmaggiore, anch’essa subito vincente”.
In effetti il titolo di portafortuna è confermato, ma facciamo un passo indietro, Graziano Sassarini prima di essere il medico degli sportivi è stato anche un atleta? “Lo sport è sempre stato nel mio Dna ma le mie esperienze sul campo si fermano al calcio giovanile, dai 14 ai 20 anni nella squadra di Solarolo Rainerio. Poi gli studi in Medicina all’Università di Bologna mi hanno assorbito tutto il tempo, laureandomi nel 1990. Dal 1990 al 2000 ho fatto molte guardie mediche e lavorato in Istituti del territorio per poi trovare la mia vera vocazione quale medico di Medicina Generale, quello che definiremmo medico di famiglia”.
Un’attività che Sassarini ha svolto fino a pochi mesi fa, quando è andato in pensione, tra Motta Baluffi, Torricella del Pizzo, Ca d’Andrea, Torre Picenardi e Casalmaggiore. Un vero medico di famiglia, di quelli che conoscono personalmente tutti i loro assistiti, che visitava a domicilio se c’era bisogno e in Studio senza lunghe prenotazioni e attese.
“Contemporaneamente alla mia professione e all’impegno col Viadana Rugby ho seguito per anni tante società di basket, volley, calcio ma anche eventi di ciclismo, atletica e persino di sollevamento pesi. Diciamo che anche grazie alla indulgenza di mia moglie e di mia figlia ho potuto dedicare molto tempo allo sport, la mia grande passione”.
Una passione, per lo sport, che si unisce a quella per i viaggi e ben presto i due interessi si sono fusi in quanto per il Viadana Rugby si sono aperte le porte delle competizioni internazionali e il dottor Sassarini è sempre stato al fianco della squadra nelle trasferte continentali e intercontinentali. “Ho presenziato in qualità di medico a circa 200 partite internazionali di rugby e oltre 500 partite nazionali, un palmares di assoluto rispetto – dice sorridendo – Sono stato negli stadi di Inghilterra, Scozia, Irlanda, Francia, Spagna, Sud Africa, ma le emozioni più forti per il mondo della palla ovale le provi nel Galles dove il rugby si respira ad ogni angolo, nelle vie, nei bar. Entri in un pub con la felpa di un club italiano e diventi subito amico di tutti, ci si scambia aneddoti, esperienze, racconti e naturalmente, fino a notte inoltrata, brindisi a base di boccali di birra. Oserei dire che in Galles il rugby è una religione, uno stile di vita. Ma ricordo con grande emozione anche le partite allo stadio del Leicester Tiger, la squadra più titolata d’Inghilterra con 10 finali scudetto consecutive, di cui 5 vinte. Io ci sono stato 3 volte, una per un’amichevole e 2 in Coppa dei Campioni. C’erano oltre 20.000 spettatori, quasi tutti abbonati”.
Negli ultimi anni Sassarini ha iniziato a collaborare nelle trasferte all’estero anche con le Zebre di Parma, una delle due franchigie italiane che partecipano alla United Rugby Championship. “Sono stato lo scorso ottobre alla tournée in Sud Africa presenziando come medico alle partite giocate negli stadi di Città del Capo e di Johannesburg, i luoghi del film Invictus diretto da Clint Eastwood che narra come Nelson Mandela e il capitano della nazionale sudafricana di rugby, Francois Pienaar, siano riusciti a favorire il processo di integrazione razziale proprio attraverso la Coppa del Mondo del 1995 e alla inaspettata vittoria in finale contro i temibili All Blacks neozelandesi. Pochi giorni fa, invece, ero a Belfast alla vittoriosa partita delle Zebre sempre in URC: un evento che abbiamo festeggiato fino alle 4 di mattina”.
Il ruolo di medico di una Società di rugby è molto importante e delicato, visti gli infortuni, talvolta anche gravi, che capitano. “Io vivo le partite dalla panchina e sono un tifoso naturalmente, ma ritengo che sia importantissimo, per il mio ruolo, restare concentrati e attenti alle dinamiche del gioco e quindi agli eventuali infortuni dei giocatori. Dalla dinamica dell’azione si riesce spesso a capire la natura del trauma e diciamo che questo permette già di avere una buona parte della diagnosi fatta. Poi l’esperienza e il riscontro visivo dell’infortunio mi permettono di prendere le decisioni più appropriate. In media una partita su due mi vedo costretto a dare punti di sutura direttamente in campo su atleti che presentano tagli a sopracciglia, viso, cuoio capelluto, ma ho dovuto anche riattaccare mezzo orecchio”.
Nella lunga carriera sportiva del dottor Graziano Sassarini ci sono stati anche momenti particolarmente delicati come quando nel 2007 durante la finale di Coppa Italia tra Viadana e Calvisano sul campo di Jesolo ha dovuto rianimare un giocatore in arresto cardiocircolatorio. “Era Roberto Mariani – ricorda – e a causa di un trauma di gioco aveva due denti incisivi in gola, la lingua all’indietro e il cuore fermo. La partita era in diretta su SKY e tutta la rianimazione è stata vista in tv da tantissime persone tra cui mia moglie e mia figlia che si trovavano alla Club House di Viadana ad assistere all’incontro. Ricordo che sullo stadio era sceso il silenzio più assoluto e mi sono messo all’opera con pratiche di rianimazione e dopo due minuti il battito è ripreso. Con soddisfazione rammento anche un altro episodio che ha visto come protagonista Jacob Gaina, un giocatore neozelandese dell’Arix Viadana. Durante una normale visita lamentava un dolore e gli ho diagnosticato la presenza di un tumore che è stato prontamente rimosso e ha potuto tornare alla sua vita normale. Dopo due o tre anni ero a Catania, sempre per una partita di rugby, e mi si presentano tre donne ringraziandomi con grande commozione: erano la moglie, la sorella e la mamma di Jacob. E’ stato un momento molto toccante e gratificante”.
Passiamo ora all’altro sport che ti ha visto protagonista su campi per eventi di primissimo piano nazionale e internazionale: la pallavolo femminile con la VBC Casalmaggiore. “Il presidente Boselli nel 2014 mi chiese di diventare il medico sociale della squadra che era in Serie A1 e con grande entusiasmo ho accettato e subito al primo anno anche in questo caso abbiamo vinto lo Scudetto. La pallavolo naturalmente per il mio ruolo di medico è meno problematica rispetto al rugby, mancando il contatto fisico tra atlete, ma ugualmente si verificano casi che hanno richiesto il mio intervento. Come in una partita del 2016 a Prostejov in Repubblica Ceca dove la Pomì giocava la Champions, quando la palleggiatrice statunitense Carli Lloyd durante una azione di gioco si scontrava con una compagna riportando una ben evidente lussazione del mignolo. In quelle condizioni non poteva stare in campo, tanto più per un palleggiatore, e coach Massimo Barbolini è venuto da me per capire cosa si potesse fare. L’ho tranquillizzato e con Carli Lloyd mi sono seduto in panchina e poi, dopo averle afferrato il dito ho cercato di distrarla quindi con una manovra che diverse volte avevo applicato nel rugby, ho rimesso il dito al suo posto, provocando un urlo della Lloyd, più di spavento che di dolore, avvertito in tutto il palazzetto. Pochi minuti per riprendersi e l’americana è tornata in campo per permettere alla Pomì di conquistare i tre punti necessari per proseguire verso la Finale”.
E proprio in occasione della Final Four organizzata nell’aprile 2016 dalla VBC a Montichiari il dottor Sassarini ha vissuto un’altra qualificante esperienza professionale. “Sono molto orgoglioso di quanto tutti abbiamo fatto in occasione di quel fantastico evento che ha permesso alla nostra squadra di vincere la Champions League. Arrivavamo da un girone fantastico giocato sui campi di Istanbul, Prostejov e Stettino dove abbiamo riportato spettacolari vittorie. Quindi arriviamo a Montichiari con le russe della Dinamo Kazan e le turche dell’Eczacibasi e del Vakifbank. Tre corazzate ma la serenità di Massimo Barbolini e la genialità di Francesca Piccinini, oltre che di tutte le altre giocatrici, hanno messo tutti in riga. Io, in qualità di medico della Società organizzatrice, sono stato nominato responsabile sanitario dell’intero evento che tra le altre cose ha visto per la prima volta l’introduzione dell’antidoping con prelievo del sangue anziché con le consuete urine. Una modalità che ci è stata comunicata dalla Federazione internazionale il giorno prima della semifinale e ha generato qualche tensione”. Infatti, la squadra della Dinamo Kazan la sera stessa ha rimandato a casa due giocatrici titolari anche della Nazionale russa, secondo molti proprio per evitare che fossero sottoposte ai nuovi e più sofisticati riscontri dell’antidoping. Ricordiamo che quell’estate 2016 si sono tenute le Olimpiadi di Rio che hanno portato a parlare di “doping di Stato in Russia” con molti atleti fermati e squalificati.
“Altro evento che ricordo con emozione sono stati i Campionati del Mondo per Club disputati sempre nel 2016 a Manila nelle Filippine con la Pomì protagonista e rappresentante l’Europa avendo vinto la Champions League. Penso che in quell’evento si sia toccata la massima qualità professionale con un’organizzazione degna di una manifestazione mondiale che riuniva il meglio delle atlete e dei tecnici. Otto squadre da tutti i Continenti, il top del volley femminile, tutto organizzato alla perfezione e per me un’esperienza molto gratificante professionalmente. In una città con un’umidità spaventosa abbiamo disputato 5 partite in 6 giorni e tutti abbiamo collaborato per dare il meglio. Personalmente ho dovuto gestire il team al fianco della componente tecnica guidata da Gianni Caprara, un allenatore istrionico e tecnicamente impeccabile: riusciva davvero a prevedere il gioco delle avversarie. La Pomì è arrivata seconda dopo una finale entusiasmante persa per un’inezia. Caprara in quei giorni mi confidò che nella sua carriera aveva spesso litigato coi medici sociali in quanto mettevano dictat sull’utilizzo delle atlete infortunate o sui tempi di recupero. Con me questo problema non c’è mai stato e me lo ha riconosciuto: ho sempre espresso il mio parere e fornito la mia consulenza ma poi l’ultima parola l’ho sempre lasciata al capo allenatore perché penso che tocchi a lui decidere”.
Infine il dottor Graziano Sassarini ci racconta un ultimo aneddoto capitato questa volta al PalaRadi di Cremona, pochi anni fa. Caterina Bosetti giocava nelle fila della Liu Jo Modena e scendendo da un attacco appoggiò male il piede a terra e si procurò una spaventosa rottura dei legamenti del ginocchio. “Da dolore lanciò un urlo lancinante che raggelò tutto il palasport. Subito accorsi in campo per soccorrere l’atleta che due anni dopo sarebbe venuta a giocare proprio a Casalmaggiore. La caricammo sulla barella per portarla in ospedale ma ben presto la mia attenzione fu richiamata sugli spalti in quanto diverse persone, suggestionate dall’urlo e dalle modalità dell’infortunio, cominciavano a svenire. Era una situazione “contagiosa” e con un collega medico passavamo da una persona all’altra per cercare di portare soccorso. Fortunatamente erano casi non gravi e siamo riusciti a rimettere tutti in piedi”.
Un’ampia pagina dovrebbe essere impiegata per raccontare l’impegno del dottor Graziano Sassarini nei mesi del Covid, sia come medico di famiglia che come medico sociale della VBC Casalmaggiore. Anche con la pandemia non ha mai fatto mancare la sua professionale e umana vicinanza a chi soffriva, lottava e in alcuni casi senza riuscire a salvare il paziente. Per la VBC ha messo in pratica un severo protocollo che ha permesso di disputare tutte le partite a porte chiuse, garantendo comunque la salvaguardia delle atlete, tecnici e dirigenti. Un’altra “medaglia” nella lunga e gloriosa carriera del Dottor Sassarini !