Capitan Landini, radici nel fiume…
… non fosse stato per il capitano, forse saremmo ancora impegnati nell’attesa. E’ stato lui, insieme a Francesco Menta da Viadana ad individuare l’auto che si era inabissata venerdì sera, poco dopo le 23, a 200 metri circa dal pontile della Stradivari, l’attracco del gruppo canoe Viadana. Non fosse stato per il capitano forse la ricerca sarebbe proseguita a lungo e la corrente avrebbe trascinato per altri giorni la carcassa dell’auto. Ma il capitano sa. Conosce ogni angolo del fiume, ne sa le correnti, guarda all’orizzonte e ti racconta. Di meatori e di sabbie, di insidie e di possibilità. Non ne ha sbagliata una di previsione, non ha sbagliato un consiglio…
… il capitano ha un’estrema disponibilità per chi gli chiede qualcosa, e se gli chiedi della sua materia potresti piantare la tenda e stare lì che non smetterebbe di raccontare mai. Il fiume è la sua casa, in quell’acqua imperscrutabile ai più ha ben piantate le sue radici, sa come muoversi e cosa fare. Sa soprattutto prevedere quel che succede. E non perché abbia doti da mago: solo perché sa. Le ha messe a disposizione dei vigili del fuoco e dei carabinieri, anche se inizialmente non è stato chiamato in causa. Dopo una notte e un giorno di ricerche vane è partito, nella mattina della domenica. Gli è bastata una mezz’ora per capire dove avrebbe potuto essere, di quanto avrebbe potuto muoversi. 80 metri in 36 ore. A oltre cinque metri di profondità nel canale, il punto più alto del fiume. Ha pure suggerito come recuperarla, dopo un pomeriggio di tentativi vani e al terzo tentativo – quando lo si è ascoltato – la pesca è andata a buon fine…
… il capitano non se ne vanta e non si celebra, resta sulla sua preziosissima ed accogliente nave che porta il nome di un costruttore di strumenti sublimi, Stradivari, continua ad osservare il fiume, a dare consigli e a raccontare storie. Continua ad esserci e questo, dopo essergli stato ad un passo per un paio di giorni, è più che una certezza. Il capitano ha una faccia simpatica, e tante parole. Non siede sul cassero nè fuma la pipa, come quello di De Gregori (ma quello ahinoi fece poi una brutta fine). Ma ha fatto, e sino in fondo il suo dovere. Ha tolto dalle correnti e dalla sabbia una carcassa, fortunatamente vuota, ma pur sempre inappropriata in un ambiente che non ne ha bisogno…
… il capitano è vento, fulmine e tempesta. Sa quel che fa ed è lì, guardiano di quel fiume che è la sua vita. Di quel fiume di cui anche lui è parte. Giuliano Landini è il suo nome. E a saperlo lì, a cavallo tra argine e acque, pronto a farsi parte delle cose fa più sereni anche noi…
N.C.