Andrea Devicenzi, la vittoria nel dolore e nella crisi
… doveva provare a se stesso che l’intuizione, quella delle stampelle tecnologiche Katana, era quella giusta. Doveva provarlo, pur consapevole che anche quella prova avrebbe avuto un prezzo. Così, in una delle due ultime tappe del percorso sulla via Francigena, e giunto ormai a 100 km da Roma, ha deciso che quello sarebbe stato il momento. Le mani, quelle di Andrea Devicenzi, avevano già pagato il prezzo di stampelle non al passo con i tempi, non idonee per sport dalla grande fatica. In questo c’era la consapevolezza che, quella scelta ardita, avrebbe comportato qualcosa…
… Andrea è un uomo duro. Di testa (e non solo perché è un testardo di natura) e di fisico. Ma il fisico arriva sino ad un certo punto. E’ così per le persone senza handicap, ed è così per chi un handicap come lui lo porta in strada, anche se con estrema leggerezza. Non aveva detto niente a nessuno, nessuno tra i suoi amici era a conoscenza di quello che gli era balenato in mente…
… è partito così, con una stampella delle sue, la katana frutto di studio per ridurre i problemi dei lunghi tragitti a piedi, ed una tradizionale. Quelle che a lungo andare fanno male. Le mani, per chi è senza una gamba, sopportano lo sforzo in più, ed è sul palmo che grava il peso di quello sforzo. Qualche tempo fa, quando ancora katana era in studio, aveva già provato l’esperienza del dolore profondo. Lui, uomo di ferro, si era dovuto arrendere all’evidenza, al dolore e alle ferite. Questa volta però, incosciente come non mai, ha voluto mostrare al mondo come oggi chi vuole farsi male se lo può fare e chi vuole continuare a lanciarsi sfide lo può continuare a fare contando anche sul confort di strumenti idonei…
… le grandi vittorie passano da grandi crisi. E’ il cammino della consapevolezza. Qualche giorno fa ascoltavo in TV l’interpretazione, affascinante e del tutto credibile, della parabola del figliol prodigo come quella di chi, per arrivare alla consapevolezza, deve passare dalla crisi. La crisi è reale motore della crescita, è quell’evento senza il quale non c’è sviluppo e non c’è consapevolezza. Andrea ha attraversato la crisi, e senza quella crisi probabilmente sarebbe rimasto ad affrontare sfide senza superarle del tutto. Perché il fisico conta, e dove non arriva il fisico conta la testa. Ma dove fisico e testa non bastano più serve l’evolversi, serve intuire che quell’ostacolo che ti si presenta di fronte può essere superato grazia alla conoscenza…
… la conoscenza oggi è katana. E’ in quella stampella dalla forma strana simile ad uno spadone, studiata in laboratorio. Quella che evita alle mani le piaghe e che fa pensare che ci siano ancora confini da superare dove fisico, testa e tecnologia possono dare una mano, tutte insieme. Per far questo Andrea aveva ancora bisogno di provare dolore, e di mostrare quel dolore. Avrebbe potuto mostrare le foto dell’esperienza pregressa, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Gli mancava quel ‘a parità di condizioni’ fondamentale per quella crescita…
… in questo è la sua forza e il suo coraggio, in questo l’incoscienza di un folle idealista che vuole continuare a progredire, anche attraverso il dolore. E’ il cammino della conoscenza, degli uomini di ferro, degli uomini straordinari e degli eroi. Lo stesso del ragazzo di Martignana che mostra le mani in segno di vittoria, anche se una di quelle mani è piagata. Guarirà. Ma resterà l’ottimismo profondo di aver fatto un passo in avanti verso la buona strada…
Nazzareno Condina