Richiudono tutto (ormai l’hanno deciso…)
… “Richiudono ancora tutto, ormai l’hanno deciso”. Solito bar, solito caffé di metà mattina ma l’atmosfera non è più la stessa. C’è preoccupazione, c’è ansia e rassegnazione. Così come tra la gente. Un secondo lockdown dopo un primo pesante porta i pensieri più indietro, alla primavera strana passata, alla impossibilità di uscire di casa, di prendere un caffé, di fare due chiacchiere con gli amici di sempre. La vita di paese, soprattutto per i pensionati è questa…
… i numeri salgono, anche se in maniera differenziata. Le grandi metropoli lombarde, nel raffronto contagiati ogni 1000 abitanti, hanno numeri ben diversi dalle realtà di confine. Qui ci sono paesi da 2000 anime, un bar, un alimentari, una farmacia, qualche volta una banca o poco più. A volte neppure quelle. Il distanziamento è regola. Quando hai strade, campi, paesi addormentati puoi sempre trovare una strada per startene da solo. I numeri salgono, il virus vince e vince la paura, il non sapere che ne sarà domani…
… mentre sorseggio il caffé entra una commerciante. Ha ancora un sorriso. “Non è detto, forse non siamo nella zona rossa”. Discute (bonariamente) col barista che invece insiste che tutto sarà chiuso “Ci lasciassero almeno servire i caffé fuori, almeno qualcosa potremmo fare”. E’ una speranza. Mascherine, disinfettanti, distanziamenti non sono serviti. “Ormai l’hanno deciso”. Il virus ha vinto, ed ha vinto la paura…
… in piazza si respira un’ansia profonda, pesante. Non c’è altra discussione, non ci sono occhi sereni. E se chi in fondo sta bene vive l’ansia e se la porta con se come un peso in più, il pensiero corre a chi ha già problemi, affronta già situazioni psicologiche preoccupanti. Ci sono anche loro, ci sono le famiglie, ci sono tanti lavoratori che non sanno quando si uscirà. Non tanto di casa, quanto da una situazione economica non certo rosea…
… due settantenni scherzano. Uno ha una mascherina che gli copre a malapena il naso, l’altro è più ‘ligio’ al dovere. “Ci ritroveremo per Natale”, dice uno all’altro. “L’importante che ci troviamo ancora”. Un po’ di ironia filtra attraverso un cielo plumbeo. Serve, almeno per un istante, ad alleviare l’ansia. “Andiamo a bere un caffé, che oggi è l’ultimo giorno” dice l’uno all’altro ed insieme varcano la soglia del bar. Li vedo spesso. Per chi è già in pensione ci sono abitudini che diventano vita, che sono parte della giornata…
… torno nel mio fortino a casa. Qui il virus non entra. E’ già entrato nella testa, è quotidianamente nei pensieri come un tarlo, segna ormai la vita da febbraio. E’ nella testa di tutti in fondo e non sarà un mese da passare a casa il problema più serio. Sarà – per chi è più debole – il mese con quel virus e quell’ansia in testa il gradino più alto da affrontare…
N.C.