La didattica a distanza è la morte della scuola

… verranno altri tempi, tempi più semplici. Verranno, non si sa ne quando ne come, non si sa se poi saranno uguali a quelli passati o dovranno – giocoforza – essere diversi. La didattica a distanza è la morte della scuola, è un atto inutile, e dannoso. La scuola è insegnamento, apprendimento, ma è anche e soprattutto socializzazione, momenti di vita, condivisione. E’ vita, esperienza, battaglie, partecipazione: quella che state portando via a migliaia di ragazzi…

… è vero, tanti si sono adattati, e qui sorge il primo paradosso: a scuola non possono andare, studiano a distanza ma poi nei pomeriggi alcuni di loro si ritrovano, sciamano insieme così come tutti noi abbiamo fatto alla loro età. E non serve che gli si spieghi che non è giusto, perchè neppure chi glielo dovrebbe spiegare ne è convinto sino in fondo. Non ci sono solo i commercianti, non ci sono solo gli uomini e le donne di spettacolo, non ci sono solo gli sportivi a pagare un prezzo altissimo a un virus che ci ha messo a terra, che ha messo a nudo tutti i nostri limiti di esseri umani. Dominiamo l’infinitamente grande e ci fotte l’infinitesimamente piccolo. Sono anche i ragazzi a pagare un prezzo alto in questo tempo che non riusciamo a comprendere sino in fondo…

… chi ha problemi li amplificherà. I più timidi, quelli che fanno fatica a socializzare, quelli qualche volta ai margini: non avranno occasione per imparare a convivere con le loro paure e i loro problemi, non avranno modo di stare insieme ad altra gente, non avranno modo di fare esperienze. Avranno uno schermo davanti, e tutto il resto da portarsi addosso e dentro…

… verranno altri tempi forse. E chi lavora da casa sarà sempre più isolato, chi studia e fa scuola da casa sarà sempre più solo, sempre più privo di esperienze, di momenti belli, di prove difficili ed altre più semplici da superare. E se chi lavora è ormai già grande e può affrontare in maniera diversa i problemi, chi è più giovane ha bisogno di vivere, così come abbiamo fatto noi alla loro età. Le corse in bici, le partite di pallone, gli amori veloci, le luci delle strade, le gite in pullman, i sorrisi rubati, le ferite, il loro riemarginarsi. I giorni in biblioteca e quelli a non far nulla. Gli scherzi a scuola ed i momenti seri…

… la didattica a distanza non è scuola, è la sua morte, e non è vita quella passata costantemente davanti ad un computer, è solo una maniera estrema di aumentare solitudini. Di far crescere disagi. Non so se verranno altri tempi, non ho altri tempi da promettere ne a loro, ne a me stesso: c’è solo questo di tempo ed è in questo che è giusto che proseguano a vivere…

N.C.

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