Dosoloso, i becchini conquistano l’America
Istanbul, Nazareth, Swindon, Mosca (per due volte), Phoenix, Nuova Delhi, Los Angeles, Londra e nelle ultime ore pure Roma. Il giro del mondo dei “becchini” è una questione di genio, talento e coraggio. Oltre che di spensieratezza e goliardia. Perché il Dosoloso l’ha fatto davvero, per quanto virtualmente: ha spedito il suo nome in giro per il globo grazie al cortometraggio, di undici minuti, lanciato su YouTube a gennaio e del quale già avevamo scritto.
E se i festival sin qui girati sono stati dieci, la lode è arrivata nell’undicesimo, quello americano di La Jolla, località di palme e mare vicino a San Diego, dove “The greatest basketball fight” ha ottenuto il successo nella categoria “Experimental”. “Non ce lo aspettavamo, così come non ci aspettavamo tutto questo clamore – spiega Michele “Bubu” Fadani, al quale si deve la regia e prima ancora l’idea -. Ma ad un certo punto è stato il passaparola a regalarci parecchie occasioni. La soddisfazione maggiore? Personalmente il fatto di essere stati accettati nel festival indipendente di Roma: è la prima volta che un festival italiano accetta un mio cortometraggio”.
A La Jolla, però, è arrivata la vittoria, con la benedizione virtuale di George Clooney, che ha fatto da testimonial al festival. Una kermesse alla quale ha partecipato, nel 2016, anche la star di “Dawson’s Creek” Katie Holmes, già Rachel Dawes in “Batman Begins” di Nolan nonché ex signora Cruise. Come noto il lavoro del Dosoloso, che continua a palleggiare e ad andare a canestro sia nel CSI mantovano sia in quello di Reggio Emilia, era nato per caso: la divisa dei “becchini”, ispirata allo sponsor, ossia le Onoranze Funebri Millenium di Viadana, aveva portato a girare tre minuti di introduzione in un cimitero locale, immaginando una sfida su un parquet molto speciale e indubbiamente particolare. Accadeva nel 2015 e quattro anni dopo (il cortometraggio, con le musiche originali composte per l’occasione da Alessandro “Mulèe” Ferrari, è stato completato nel 2019) la storia si è completata, puntando in alto: una sfida ultraterrena tra angeli e demoni, coinvolgendo i ragazzi del Comitato Viadanese di Solidarietà e della Cooperativa Il Ponte di Poggio Rusco. Tra loro troviamo Nicola Araldi e Lorenzo Fortunati del gruppo “Ciao, ci vediamo domani” del Comitato di Solidarietà di Viadana, oltre ad Alberto Cantoni, Tommaso Calciolari, Marco Golinelli e Daniele Borgonovi della Cooperativa Il Ponte. “Sono ragazzi con sindrome di Down, che già facevano teatro – spiegano dal Dosoloso -. Abbiamo pensare di affiancarli alla nostra squadra, ai nostri atleti e, facendo questo, abbiamo dato un messaggio: i ragazzi delle cooperative, infatti, sono gli arcangeli, giocano per il gusto di farlo e senza conoscere troppo nel dettaglio il regolamento. Ma arrivano dritti al punto: non è importante vincere, ma essere squadra”. Alla fine del corto c’è anche un bacio tra Gesù e la morte: nulla di blasfemo, ma una morale pure qui, quella di chi sa andare oltre la rivalità, traendo anzi un insegnamento dal “nemico” o dall’avversario. Superare le individualità e diventare un individuo come team, ecco il senso del cortometraggio.
Che, oltre al significato, direbbe Umberto Eco, ha pure un ottimo significante, ossia un’ottima veste tecnica: non si vince un festival americano senza la qualità, non si partecipa a parecchie kermesse in tutto il mondo senza avere una base di alto livello. E questo, accompagnato all’idea – semplice ma efficace – di un viaggio nell’Aldilà e della successiva redenzione sul campo da basket, è stato il trampolino per il volo mondiale del Dosoloso.
Giovanni Gardani